giovedì 31 ottobre 2024

5 anni di “Persona”.

Oggi Persona compie 5 anni. È pazzesco pensare come Marracash, dopo un lungo periodo di silenzio, sia riuscito a sfornare un disco entrato così tanto a far parte dell’immaginario popolare della musica italiana. Quella musica eterna, non quella da fast-food.

Quella dose di dolore che lo ha pervaso in seguito alla rottura di una storia d’amore tossica ha deciso di spremerlo per inserirlo in un disco che è diventato in pochissimo tempo un masterpiece per la sua carriera ed una pietra miliare per il genere rap in Italia, da cui in tanti son ripartiti, tentando di emularne i testi profondi, introspettivi, senza riuscire ad uguagliare quelli di Persona neanche in minima parte.

Io, come i miei amici, eravamo parecchio in hype per l’uscita del disco, tant’è che iniziammo a consumarcelo e a pomparcelo fin dalla notte in cui uscì, non a caso ad Halloween. In Valentino Marra rappava: “metti i pezzi del mio disco assieme e prende vita come Frankenstein”. Già più di un anno prima dell’uscita dell’album ci aveva dato un indizio su come fosse composto l’album: un genio.

Marra lo ha definito “il disco della quarantena” e non ha torto: il disco lo ha partorito durante il suo periodo di quarantena umana e personale, ma ha anche segnato il periodo della quarantena scattata a causa del covid-19 nel 2020: ha saputo raccontare le fragilità di molti in un periodo in cui tutti avevamo bisogno, in qualche modo, di tirarle fuori e sentirci più leggeri. La musica è stata terapeutica tanto per Marra che l’ha realizzata, quanto per chi quella musica l’ha ascoltata e interiorizzata.

Il 9 aprile 2020 Marra avrebbe dovuto esibirsi a Napoli al Palapartenope, e ricordo come fosse ieri l’incredibile sbattimento che facemmo io e i miei amici per procurarci i biglietti. Manco a dirlo, quel concerto verrà rimandato per ben quattro o cinque volte, arrivando alla data definitiva del 4 ottobre 2022, due anni e mezzo dopo. Un’eternità che ha visto le vite di ciascuno di noi stravolte in toto, come ha anche detto Marra dal palco: vite che vengono, vite che vanno, progetti che nascono ed altri che muoiono.

L’unica certezza però è stato proprio Persona che tutt’oggi viene acclamato ed ascoltato, ed in un’epoca in cui regnano sovrani i numeri degli streaming, lascia ben intendere quanto effettivamente sia importante quel disco per gli ascoltatori e per il panorama rap italiano.

Marra aveva dimostrato di essere un grande liricista e un grande rapper, espressivo e comunicativo, pur distaccandosi dai canonici cliché del rap italiano, o forse era proprio questo che gli avrebbe fatto guadagnare ulteriore credibilità rendendolo ancora più unico all’interno di una scena oggigiorno più che mai piatta e stantia.

Che gran bel disco che continua ad essere Persona

martedì 29 ottobre 2024

“La fabbrica dei risarcimenti di Pillon & co.” + “Cover”.

J-Ax in un pezzo di 10 anni fa cantava: “persone senza onore qui le chiamano onorevoli”. Pur non facendo nomi, tantissime sono le persone, gli “onorevoli” (o per meglio dire i “dis-onorevoli”) che potrebbero essere i destinatari di questa frase.

È il 2021, quando al senato viene affossato il ddl Zan che avrebbe inasprito le pene nei confronti di chi commette reati omo-trans-fobici, che porta il nome di Alessandro Zan (Partito Democratico). All’affossamento del ddl in questione, a festeggiare è tutta l’ala destra dell’emiciclo, sempre pronti a remare contro qualsiasi forma di senso civico e contro qualsiasi azione di buonsenso.

A festeggiare c’è anche lui, Simone Pillon, “senatùr” leghista che un giorno sì e l’altro pure inveisce contro il mondo lgbtqi+, al punto da arrivare ad essere condannato per diffamazione nei confronti dell’associazione Omphalos Lgbti+, accusata di fare “una propaganda unidirezionale e celebrativa dell’omosessualità, con l’intento di coinvolgere i minorenni in attività a sfondo esibizionistico/erotico, svolte presso l’associazione”. Secondo la sentenza, Pillon avrebbe additato l’associazione come “istigatrice dell’omosessualità” (?) E “soggetto che distribuisce materiale pornografico” (!!!).

All’affossamento del ddl Zan, Pillon e soci leghisti hanno subito prontamente festeggiato sui loro social, con foto e video provocatori in cui si inneggia al “salvataggio dell’Italia dalle teorie del gender che stanno rovinando le nuove generazioni”. Risultato? Una valanga di commenti e di insulti, più o meno veementi, che rientrano nel diritto di critica e nella libertà di espressione (che peraltro Pillon & soci han sempre difeso a spada tratta, rivendicando anche di utilizzare parole oscene nei confronti di determinate categorie di persone). Peter Gomez ha specificato sul sito de Il fatto quotidiano.It: “ci limitiamo a ricordare che la libertà di parola nasce nel 700 con la rivoluzione rancese per poter parlare male di coloro i quali erano al potere. Per per parlarne bene, infatti, c’erano già i cortigiani. E oggi è davvero difficile parlar bene di questi nostri tre ex rappresentanti” (Simone Pillon, Stefano Lucidi e Guglielmo Golinelli, tutti e tre ex parlamentari della Lega).

Forse però la libertà di parola e di espressione, la libertà di ruttare in pubblico nei comizi con contenuti diffamatori e basati sul nulla forse vale solamente per loro. Si è scoperto, infatti, che Simone Pillon (in compagnia dei suoi colleghi) si è rivolto ad uno studio legale di Modena (tale Studio Legale Virgili) per far sì che quest’ultimo lo difendesse dalle critiche e dagli insulti ricevuti per via delle sue uscite davvero polarizzanti e decisamente criticabili e attaccabili. Una valanga di lettere sono state inviate ai malcapitati, con richieste di risarcimento di cifre ingenti che potevano sforare anche i 20mila euro per “diffamazione aggravata nei confronti dell’ex senatore”.

A far scoppiare il caso è stato Thomas Mackinson, che ha portato a galla sul giornale diretto da Gomez e Travaglio, questa enorme macchina di risarcimenti che nasconde del marcio dietro: una macchina basata essenzialmente sulla paura volta ad agire nei confronti di poveri malcapitati che non riescono a distinguere “una lettera raccomandata da un atto giudiziale”. Nella lettera solo una alternativa: paga il risarcimento per i commenti oppure vai a processo. In pratica: un’estorsione bella e buona.

Come spiega l’avvocato Luca Zenaldi all’interno di questo servizio de Le iene realizzato da Roberta Rei, la corretta procedura prevede, in caso ci si senta diffamati, la presentazione di una querela che viene esaminata dal pubblico ministero il quale decide se effettivamente sussiste la diffamazione, e dunque eventualmente rinvia al giudizio. Ebbene, in tale macchina manca esattamente il passaggio della presentazione di querela da far esaminare al pubblico ministero. In buona sostanza, l’azione avviata da Pillon e dallo studio legale a cui si è rivolto è nient’altro che una pesca a strascico che sulla legge dei grandi numeri tenta di acchiappare quanti più pesci disposti a pagare, un po’ per vergogna, un po’ per levarsi dalle grane. Ed infatti in tanti han pagato.

In questi 8 minuti e poco più di servizio de Le iene, la Rei ha parlato di tutta la situazione riguardante l’ex “senatùr” leghista, andando anche ad intervistarlo circa tutta la faccenda.

Un noto detto italiano recita che “sono tutti froci con il culo degli altri”: in questo caso, si potrebbe affermare che richiedono tutti libertà di espressione, almeno finché non si finisce al centro di shitstorm volutamente create e ricercate a tavolino.

(Servizio de Le iene di Novembre 2022).

domenica 13 ottobre 2024

“Copertina” + “‘Quand ton père t’engueule’: un classico scontro padre-figlio”.

Tornare a casa ubriachi dopo aver fatto festa pesante, fiato che puzza di alcol e fumo, e i vostri genitori ancora svegli che notano tutto e se la prendono con voi perché la vostra vita sta andando a puttane e vi addossano qualsiasi colpa. Scenario tipico per qualsiasi ragazzo adolescente non importa di che nazionalità: almeno una volta nella vita un ragazzo (o una ragazza) si sarà trovato ad affrontare la questione “sei un buono-a-nulla e un perdigiorno” con uno dei due genitori se non con entrambi.

Nel 2015 Orelsan, in coppia col suo amico e sodale Gringe, stava lavorando al suo primo film Comment c’est loin, in cui i due rapper interpretavano loro stessi che, nell’arco di una giornata, avrebbero dovuto registrare una canzone insieme, su richiesta dei loro produttori Skread e Ablaye. Concettualmente si può riportare alla mente il loro album di due anni prima, dal titolo Orelsan et Gringe sont les Casseurs Flowters, anch’esso collegato a un progetto cinematografico/televisivo: sia nel disco sia nella serie, infatti, narravano la loro giornata tipo soffermandosi sui vari orari della giornata: dalle 14 (orario in cui si svegliano) alle 6 del mattino (in cui, a seconda dei punti di vista, ci si dà la buonanotte o il buongiorno).

In Quand ton père t’engueule (traducibile circa come “quando tuo padre ti urla contro”) Orelsan parte raccontando di quando, dopo una sbronza, viene raccolto alle prime luci del mattino da suo padre e da lui trasportato dal ciglio della strada fino a casa sua. Nella canzone, Orelsan tratta più tematiche, usando come trampolino di lancio la discussione, lo scontro con suo padre originato dalla sbronza di quella stessa mattina. Ma non si ferma all’evento in sé, avviando una riflessione su una caratteristica che unisce tutte le famiglie ad ogni latitudine e longitudine: lo scontro generazionale tra genitori e figli: i primi che accusano i secondi di essere dei buoni a nulla, e i secondi che rinfacciano ai primi di essere cresciuti col loro esempio, pertanto sono loro i primi responsabili del fallimento dei figli.

Il pezzo parla potenzialmente delle famiglie di ogni tempo e ogni classe sociale indistintamente, proprio in quanto espressione di un conflitto generazionale di cui, similmente ad un virus endemico, non è possibile sbarazzarsene, ma col quale dobbiamo imparare a convivere sviluppando i giusti anticorpi.

All’interno del video, potete anche ascoltare spezzoni della canzone.