I tuoi messaggi colmi d’odio io manco li leggo
rido in silenzio e penso che stai perdendo del tempo
qui la tua faccia si fa blu come ‘sta 20 euro
scoppi di rabbia, io lo so, non riesci a farne a meno
questo asfalto è il tuo red carpet, senza gente muori
fuori da ‘sti riflettori non fai più rumore
qui tutto scoppia in un istante, bolla di sapone
e tu, ingenua, ti credi eterna, non sei una religione
ti accendi la tua Rothmans con sguardo di ghiaccio
alla fermata del tram dallo sguardo distratto
appena avverti qualcosa, tu ti giri di scatto
e pensi: “adesso si va in scena, il mondo è un grande palco”
okay, sei pronta al grande salto, il popolo ti acclama
senti gli applausi e vedi fiori, la tele ti inquadra
la gente a casa si chiede: “sì, ma chi sta in quella bara?”
Sente gli applausi e vede i fiori, la tele li inquadra
non preoccuparti, te lo spiego, questa è fama, baby
e campa bene soltanto chi casca sempre in piedi
solidità e stabilità, ovvero buone radici
buone basi, buone piante, i nostri stessi eredi;
quello che posti lo so già che è una grande stronzata,
lo guardo solo per farmi una bella risata
da queste parti non importa un fico di chi sei
di cosa fai, da dove vieni, oh, ma chi ti credi;
il mondo è pieno di Sophia Loren dei poveri,
di finti Mastroianni in abiti fake Coveri
che chiudono gli occhi e sognano i soldi di Montgomery
e poi bruciano d’invidia e distruggon tutto là fuori:
mezze seghe, rimarrete sempre scarsi
che per brillare alla luce la spegnete sempre agli altri,
poi fuggite dal guaio con la coda, codardi
e tu puoi fuggire dal guaio, tanto tornerà a trovarti,
prima – o poi qualcuno se ne accorge
di quanto siete falsi quando vi trovate moglie
prima il sesso, dopo un figlio, tutto in ordine
e se le cose non vanno, dopo è delitto di Cogne;
c’è l’occasione di arricchirsi, e ciascuno la coglie
perché la crisi morde e fa male, croco, Lacoste
io già ti vedo vantarti con ‘sta faccia da stronzo
ché hai letto il libro della vita, il mio è rimasto intonso;
com’è che non ti accorgi che tra noi, qua lo schiavo sei tu
lobotomizzato, ormai non sogni più
io sogno un disco e dopo il tour, ma poi sparisce e “puff”
all’alba d’un – dannato Lunedì blu
solution: semi di kush;
ogni giorno io mi sveglio con la faccia del panda dei Bushwaka
e in testa un ritmo che mi canta: “boomboomshakalaka”,
annata magra iniziata, io proseguo sulla mia strada
e se va male, prepara la bara;
para - dà faccia bianca: bamba
chi è come me - ricerca un po’ di grazia
come in “para bailar la bamba”
anche se troppa stanca
tra milioni e depressione, kalazh
anche se grana manca e serotonina cala;
se non si è grandi, niente
guai a farsi vedere
mostrarsi forti, invece
mostrando morti in tele
comporre ragnatele
per le vittime illuse
comporre cantilene
quattro stronzate in croce;
io non mi do mai pace perché aspiro sempre al meglio
ma non per spiattellarlo, zio, per vivermelo dentro
gioco solo col mio ego, uno a zero, palla al centro
qui la sfida è ancora aperta e il risultato incerto;
è il moderno mito della caverna
il personaggio avrà la meglio
è la fame di fama che tiene la mente sveglia
la fama a tutti i costi, quella fama che ti disorienta.